GOVERNO REGIONALE DEL KURDISTAN

Il Genocidio Curdo a 31 Anni dal Massacro

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La campagna di Anfal

La “campagna di Anfal ” è l’apice di una strategia militare di venticinque anni di arabizzazione, deportazioni di massa e distruzione dei villaggi condotta dal Governo di Baghdad per risolvere il “problema kurdo”. E’ caratterizzata da otto tappe distinte in cui le truppe militari si spostarono dalla parte sud-orientale della regione kurda del nord dell'Iraq verso l'angolo nord-occidentale.

Feb - Set 1988
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I° campagna di Anfal

Attacco alla popolazione di Yakhsamar, Sergalou e Bergalou. La linea del fronte si estendeva per ben quaranta miglia, dal Bingird sul lato orientale del lago di Dukan fino a Suleimaniyeh e le città di Mawat e Chwarta. Nel corso di questo primo assedio 250 persone sono state uccise, la maggior parte di loro erano Peshmerga. I villaggi vengono distrutti dai carri armati e dai blindati iracheni mentre i civili scapparono verso l’Iran. La maggior parte dei Peshmerga sopravvissuti fuggirono in Iran e sulle rive del lago di Dukan, altri crearono un nuovo campo base temporaneo nel villaggio di Shanakhseh, fino a quando anche questo fu colpito da un attacco chimico a fine marzo.

23 Febbraio 1988
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II° campagna di Anfal

Attacco ai centri nevralgici dei Peshmerga nei villaggi di Takiyeh e di Balagjar, nell’area di Qara Dagh. Il 22 marzo iniziò l’attacco chimico al villaggio di Sayw Senan. Il giorno seguente l’attacco chimico si spostò nella città di Dukan. Nella notte del 24 gli attacchi si spostarono su Ja'faran, un villaggio agricolo di 200 case. Fin dall’inizio della campagna uomini adulti ed adolescenti catturati dall’esercito scomparvero nel nulla.

22 Mar -1 Apr 1988
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III° campagna di Anfal

“Spazzare via ogni traccia di insediamento umano” questo l’obiettivo della III campagna. Nella grande pianura di Germian, 120 villaggi vennero demoliti, bruciati e distrutti. Nessuno di questi poteva essere considerato un obiettivo militare. Tutti i civili sopravvissuti furono arrestati e deportati.

14 dic
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IV° campagna di Anfal

I villaggi che sorgevano a nord-ovest della città di Erbil furono oggetto di un devastante attacco chimico. Morirono 10.000 curdi e circa 1.680 furono le persone scomparse dai sei grandi villaggi di Kleisa, Bogird, Kanibi, Qizlou, Kani Hanjir e Gomashin. In questo modo l’esercito iracheno riprese il controllo della penisola di Fao che conduceva al Golfo Persico, aprendo la strada alla sconfitta finale iraniana.

07 -20 Aprile 1988
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V° VI° VII° campagna di Anfal

La campagna di Anfal continua con l’assedio di Sergalou-Bergalou. Nel Pomeriggio del 23 maggio iniziò il bombardamento chimico su le città di Balisan, Hiran e nelle valli circostanti. Aerei caccia-bombardiere Sukhoi di fabbricazione sovietica effettuarono 20 minuti di raid su Sheikh Wasan sia con bombe al grappolo sia con armi chimiche

15 Mag - 26 Ago 1988
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Fase finale di Anfal

Attacco chimico sul villaggio di Giza, Amadiya. Circa 12.000 uomini dell’esercito iracheno parteciparono alla campagna di finale di Anfal, oltre ad un battaglione di armi chimiche, unità della Air Force irachena e i battaglioni della Difesa Nazionale o Jahsh.

25 Ago - 6 Set 1988
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L’attacco chimico a Halabja

Conosciuto anche come Massacro di Halabja è il genocidio compiuto contro il popolo curdo da regime iracheno di Saddam. Sulla città di Halabja in un solo giorno, venne sganciata una bomba chimica ogni venti metri contenente gas tabun, sarin e XV. L'orrore degli attacchi di Halabja è il simbolo del terrore sistematico indotto dal regime iracheno sulla popolazione curda che inizia con i bombardamenti chimici e si intreccia con un'offensiva di terra finalizzata ad ottenere il controllo dell'area..

16 marzo 1988
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Le vittime di Halabja

Circa 5.000 curdi morirono nel massacro di Halabja, di cui la grande maggioranza donne e bambini. I pochi fotografi che arrivarono sul posto trovarono corpi ammucchiati gli uni su gli altri, o crollati lungo le vie di fuga mentre cercavano di scappare. I feriti sono stimati tra i 7.000 e i 10.000 curdi. Successivamente all’attacco migliaia di persone riportarono malformazioni o difetti genetici.

16 marzo 1988
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Le responsabilità

Nel settembre del 2007 la Corte suprema irachena confermò la condanna a morte di Ali Kamil Hassan Al-Majidper, allora capo di stato maggiore dell’esercito iracheno, riconoscendo la responsabilità del genocidio contro il popolo curdo con il bombardamento chimico sulla città di Halabja.

16 Mar 1988
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Gli attacchi chimici

Gli attacchi chimici raggiunsero il picco tra febbraio e settembre 1988, quando i bombardamenti furono intensificati. Si stima che solo nel 1988 siano scomparsi 182.000 curdi e si presume siano stati giustiziati durante la campagna di Anfal. Il 90% dei villaggi kurdi e più di 20 piccole città furono completamente distrutti. Secondo le stime di Human Rights Watch, tra febbraio e settembre 1988 almeno 50.000 persone furono uccise, anche se si pensa che la cifra sia, probabilmente, più vicina a 100.000. Tali uccisioni facevano parte di un attacco sistematico della politica di arabizzazione, finalizzato all’estinzione della popolazione curda irachena. In totale, il governo regionale curdo stima che circa un milione di kurdi siano scomparsi dagli anni ’60.

16 Mar 1988
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Le prove del Genocidio

Nel luglio 2011, nel sud dell'Iraq furono rinvenute fino a 7 fosse comuni e 400 cadaveri, per lo più di sesso maschile. Delle vittime totali di Anfal, si stima che il 70% fossero uomini, approssimativamente tra i 15 e i 50 anni. Il Ministero iracheno dei diritti umani ha scavato personalmente 10 tombe, 8 delle quali sono state tombe curde contenenti da 3.000 a 4.000 corpi. Il ministero stima che esistano almeno 400 fosse comuni nel paese, relative all'operazione Anfal. Dal 2003 l'Istituto Medico-Legale di Baghdad riferisce di ricevere una media di 800 cadaveri al mese, la maggior parte dei quali non è in grado di identificare. Il ministero iracheno per i diritti umani e il governo regionale curdo in collaborazione con la Commissione internazionale delle persone scomparse sta continuando il lavoro di identificazione delle persone scomparse.

16 Mar 1988
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Riconoscimento del crimine di Genocidio

Nel settembre del 2007 la Corte suprema irachena confermò la condanna a morte di Ali Kamil Hassan Al-Majidper, allora capo di stato maggiore dell’esercito iracheno, riconoscendo la responsabilità del genocidio contro il popolo curdo con il bombardamento chimico sulla città di Halabja.

16 Mar 1988
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Il genocidio Yazida

I combattenti del gruppo terroristico chiamato Stato Islamico dell’Iraq attaccarono il Sinjar, a meno di 15 chilometri dal confine con la Siria. Quest’area è la sede della maggioranza degli yazidi nel mondo. Gli yazidi, secondo ISIS, sono una minoranza che, per la sua stessa natura, non merita di vivere a meno che questi non rinneghino la fede e abbraccino l’islam.

03 agosto 2014
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Le Vittime

Per gli uomini della comunità yazida la scelta è la morte o la conversione all’islam, mentre per le donne non esiste scelta: verranno deportate, violentate, ridotte in schiavitù e vendute come merce. Nell’attacco di quei giorni, 3.100 yazidi morirono e altri 6.800 furono rapiti di cui 3547 donne. Finora ne sono stati liberati 3300, 1150 ragazze e donne, 337 uomini, 1813 bambini. 3137 appartenenti alla minoranza, invece, rimangono dispersi. 68 fosse comuni sono state rinvenute e più di 60 fosse comuni restano ancora da esumare. L’85% delle città sono state distrutte..

03 Ago 2014 - Fino Adesso
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Chi sono gli Yazidi

Gli Yazidi sono una comunità multi millenaria che affonda le radici del suo credo nelle religioni persiane pre-islamiche. Centrale nel loro culto Tawusi Melek, l’Angelo Pavone. Considerati adoratori del diavolo e idolatri gli yazidi sono da sempre perseguitati.

03 Ago 2014 - Fino Adesso
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Gli Yazidi oggi

Le stime raccolte nell’aprile 2017 confermano che attualmente vi sono 350.000 fra profughi e sfollati yazidi nel solo Kurdistan iracheno, a fronte di una popolazione totale, assai diminuita, che si aggirava attorno alle 420.000 persone. Gli studi rivelavano che almeno il 2,5% dell’intera popolazione yazida del Sinjar è stata rapita o uccisa.

03 Ago 2014 - Fino Adesso