IL MASSACRO DI HALABJA

Halabja era un centro agricolo di 70.000 abitanti, capoluogo della regione di Hawraman, separata dal vicino Iran dalla catena dei monti Shabo. La città era stata il centro del piccolo, leggendario principato di Hawraman, rimasto indipendente nell’impero Ottomano fino alla prima guerra mondiale, noto a diplomatici e viaggiatori occidentali per essere governato con saggezza, negli ultimi decenni della sua esistenza, da una donna dinamica e ospitale, la principessa Adela. Il 16 e il 17 marzo 1988 Halabja è bombardata con un composto di iprite, gas nervino e altri agenti letali. Viene sganciata una bomba chimica ogni venti metri, in modo da non lasciare scampo. In un primo momento le vittime sono calcolate in oltre cinquemila; più tardi si parlerà di dodicimila vittime, tutte civili. Dopo gli attacchi chimici, Halabja è distrutta con la dinamite. I feriti e gli scampati al massacro si rifugiarono oltre il confine iraniano. Il governo iracheno dichiarò che la città era stata punita perché non aveva opposto adeguata resistenza ad una occupazione dell’area da parte di alcuni reparti dell’esercito iraniano. L’attacco ad Halabja era la prosecuzione della campagna di genocidio Anfal, fino ad allora segreta, che il regime aveva intenzione di completare non appena concluso lo sforzo bellico, al fine di giungere ad una “ristrutturazione del Kurdistan” che prevedeva la distruzione dell’ intero territorio, l’eliminazione dei suoi abitanti e la deportazione dei superstiti nei campi di concentramento. Durissima fu la risoluzione di condanna del Parlamento europeo che nella “Risoluzione sull’uso delle armi chimiche nella guerra Iran-Iraq”, si dichiara “oltraggiato dal governo iracheno, che ha incommensurabilmente aumentato gli orrori di questa guerra con l’uso di armi chimiche,in particolare durante gli attacchi aerei del 16-17 marzo 1988 sulla città curda di Halabjae su altri luoghi situati in territorio iracheno” e si dice “profondamente impressionato dall’evidenza che il governo iracheno ha iniziato quella che assurge ad una guerra di sterminio contro i curdi d’Iraq, usando armi chimiche e perpetrando esecuzioni di massa dei prigionieri (...); condanna nei termini più forti possibili l’uso di armi chimiche in Iraq in flagrante violazione della legge internazionale”. Tuttavia l’ONU, dopo aver inviato una missione ad Halabja che confermò il massacro chimico, si produsse soltanto in una debole risoluzione, generica e non adottò nei confronti dell’Iraq le sanzioni obbligatorie previste dal capitolo 7 della sua stessa Carta.
Governo Regionale del Kurdistan - Rappresentanza in Italia



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