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I GENOCIDI KURDI DA SADDAM HUSSEIN ALL'ISIS
Governo Regionale del Kurdistan
Rappresentanza in Italia
UN EXCURSUS STORICO: DALL'OPERAZIONE ANFAL E L'ATTACCO CHIMICO SU HALABJA, ALLA PERSECUZIONE DEGLI ADORATORI DELL'ANGELO PAVONE STERMINATI DALL'ISIS NELL'INDIFFERENZA DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
Dal 2013 l'ISIS ha attaccato i territori kurdi. Dapprima in maniera autonoma e successivamente insieme alle forze della coalizione internazionale hanno combattuto per liberare i territori dai terroristi.
L'eterogeneità del popolo kurdo si riflette soprattutto sulle religioni professate. Partendo dalla più antica, il mazdeismo, i kurdi si dividono tra Zoroastriani (Yazidi), Cristiani e Musulmani
I kurdi abitano un territorio diviso tra il Sud-Est della Turchia, il Nord-Est della Siria, il Nord dell'Iraq, l'Iran Nord-Occidentale e il Sud-Ovest dell'Armenia. Solo la parte irachena gode di autonomia.
I kurdi hanno lingua, tradizioni e cultura diversa dagli Arabi. Per questo motivo e per le richieste di indipendenza da parte kurda, ci sono sempre state frizioni tra i due popoli.
Dopo anni di rivolte e repressioni, quando i kurdi aiutarono gli Stati Uniti a rovesciare il Regime di Saddam Hussein, gli venne concessa l'autonomia regionale.
La parola Peshmerga significa letteralmente "prima della morte". I Peshmerga sono le forze armate della Regione del Kurdistan al cui interno è presente una cospicua componente femminile.
Chi
Sono i Kurdi
"DA DOVE SONO VENUTO? DALLA TERRA DEI FIUMI, LA TERRA DELLE CASCATE, LA TERRA DEGLI ANTICHI CANTI, LA TERRA DELLE MONTAGNE…” BEHROUZ BOOCHANI
Il sole, nella tradizione Zoroastriana, rappresenta la saggezza, il rosso simbolizza il sangue dei martiri e la lotta per l'indipendenza, il verde la bellezza dei paesaggi kurdi ed il bianco la pace e l'uguaglianza
Le donne kurde ricoprono oggi ruoli di rilevanti all'interno delle istituzioni politiche e non solo. Numerose sono giornaliste, scrittrici, avvocati, medici, ma soprattutto coraggiose combattenti.
Sin dalla I Guerra Mondiale e dalla sconfitta dell'Impero Ottomano, i kurdi lottano per ottenere l'indipendenza promessa e infranta dal Trattato di Losanna.
Dal 2013 l'ISIS ha attaccato i territori kurdi. Dapprima in maniera autonoma e successivamente insieme alle forze della coalizione internazionale hanno combattuto per liberare i territori dai terroristi.
La parola Peshmerga significa letteralmente "prima della morte". I Peshmerga sono le forze armate della Regione del Kurdistan al cui interno è presente una cospicua componente femminile.
L'eterogeneità del popolo kurdo si riflette soprattutto sulle religioni professate. Partendo dalla più antica, il mazdeismo, i kurdi si dividono tra Zoroastriani (Yazidi), Cristiani e Musulmani
Il sole, nella tradizione Zoroastriana, rappresenta la saggezza, il rosso simbolizza il sangue dei martiri e la lotta per l'indipendenza, il verde la bellezza dei paesaggi kurdi ed il bianco la pace e l’uguaglianza.
Chi Sono i Kurdi
La parola Peshmerga significa letteralmente "prima della morte". I Peshmerga sono le forze armate della Regione del Kurdistan al cui interno è presente una cospicua componente femminile.
La Guerra Iraq-Iran
Con questo trattato viene disatteso il precedente di Sévres e il Kurdistan viene incorporato nell'Iraq, Iran, Siria e Turchia.
Conduce le prime rivolte in nome dell'indipendenza del Kurdistan e nel 1946 partecipa alla formazione della prima Repubblica Kurda: la Repubblica di Mahabad.
1975
Accordo Sykes-Picot
Repressioni
1923
1943- 1946
L'accordo di Algeri
Il Trattato di Sévres con il benestare della Società delle Nazioni dà vita allo Stato del Kurdistan.
I due diplomatici, Sir Sykes e Mr. Picot, procedono con la divisione dell'Impero Ottomano.
8.000 civili, uomini dall'età dei 12 in su, vengono uccisi duranta la campagna di sterminio ad opera di Saddam Hussein.
Il Trattato di Losanna
Cominciano i tentativi di negoziazione tra i Kurdi ed il Partito Baath , ma i rapporti tra i Kurdi e il Governo Iracheno si deteriorarono subito.
1920
1983
1970 - 1974
Il Trattato di Sévres
Il partito Baath attua un colpo di Stato che lo porta al potere in Iraq. Emerge la figura di Saddam Hussein che si identifica come progressista e socialista.
Il genocidio dei Barzani
Guida la prima insurrezione kurda proclamandosi sovrano e ottiene l'autonomia del Kurdistan nel 1923.
La pace "breve"
UN VELOCE SGUARDO AGLI AVVENIMENTI CHE HANNO CARATTERIZZATO LA REGIONE DEL KURDISTAN DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE AI GIORNI NOSTRI
1968
Mustafà Barzani
1924 -1932
Il Regime Baathista
Dopo la caduta del Regime dello Scià, sale al potere in Iran l'Imam Ruhollah Khomeini, uno degli eventi che porta alla guerra tra i due paesi.
Timeline
Sheikh Mahmud Barzanji
Il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) denuncia le prime vere forme di repressione da parte del governo centrale di Baghdad contro i Kurdi.
1979 -1988
I governi dell'Iraq e dell'Iran firmano l'accordo bilaterale, con l'obiettivo di risolvere congiuntamente la questione kurda.
1916
1960 -1968
Guida la prima insurrezione kurda proclamandosi sovrano e ottiene l'autonomia del Kurdistan iracheno nel 1923.
Cominciano i tentativi di negoziazione tra i Kurdi ed il Partito Baath , ma i rapporti tra i Kurdi e il Governo Iracheno si deteriorarono subito .
Dopo la caduta del Regime dello Scià, sale al potere in Iran l'Imam Ruhollah Khomeini, uno degli eventi che porta alla guerra tra i due pae
Il Trattato di Sévres con il benestare della Società delle Nazioni dà vita allo Stato del Kurdistan.
Il partito Baath attua un colpo di Stato che lo porta al potere in Iraq. Emerge la figura di Saddam Hussein che si identifica come progressista e socialista
I due diplomatici, Sir Sykes e Mr. Picot, procedono con la divisione dell'Impero Ottomano
Cominciano i tentativi di negoziazione tra i Kurdi ed il Partito Baath , ma i rapporti tra i Kurdi e il Governo Iracheno si deteriorarono subito
8.000 civili, uomini dall'età dei 12 in su, vengono uccisi duranta la campagna di sterminio ad opera di Saddam Hussein
I governi dell'Iraq e dell'Iran firmano l'accordo bilaterale, con l'obiettivo di risolvere congiuntamente la questione kurda
Guida la prima insurrezione kurda proclamandosi sovrano e ottiene l'autonomia del Kurdistan iracheno nel 1923
Con questo trattato viene disatteso il precedente di Sévres e il Kurdistan viene incorporato nell'Iraq, Iran, Siria e Turchia
Dopo la caduta del Regime dello Scià, sale al potere in Iran l'Imam Ruhollah Khomeini, uno degli eventi che porta alla guerra tra i due paesi
La coalizione
La fine della dittatura del regime Baath avviene in seguito all'operazione Iraqi Freedom lanciata in Iraq da una coalizione internazionale a guida USA.
1991 -1992
Nel Dicembre 2017 l'Iraq annuncia che i territori iracheni sono stati interamente liberati. Nonostante questo, nel 2019 il Pentagono annuncia che l'ISIS sta risorgendo in Siria.
9 Aprile 2003
La più grande campagna di sterminio contro i Kurdi: 182.000 civili uccisi, 4.500 villaggi e 5.000 città e luoghi di culto vengono distrutti.
La liberazione
Giugno 2014
La fine di Daesh
La fine di Saddam
1988
Daesh
2016 - 2017
L'Iraq diventa uno stato federale e viene riconosciuto al Kurdistan lo status di Regione autonoma. Masoud Barzani fu il primo Presidente eletto.
IL GENOCIDIO DEL POPOLO KURDO
L'Operazione
Anfal
I terroristi dell'ISIS massacrano membri della comunità Yazida. Almeno 5.500 uomini e donne vengono assassinati ed almeno 6.396 vengono rapiti.
2005 - 2007
La città di Halabja viene bombardata a tappeto. Più di 5.500 civili muoiono in pochi minuti a causa dell'utilizzo di composti chimici.
3 Ago 2014
Il 19 Maggio 1992 si tengono le prime elezioni che portano alla formazione del Parlamento e del Governo Regionale del Kurdistan.
L'Iraq federale
16 Marzo 1988
Il massacro Yazida
Maggio 1992
Il gruppo terroristico dello Stato Islamico prende il controllo di Mosul con l'obiettivo di creare un califfato in Iraq e in Siria.
2018
La strage di Halabja
Nell'ottobre del 2016, la coalizione internazionale anti ISIS e le forze armate dei Peshmerga riescono a liberare gran parte della Piana di Nineve e nel 2017 il califfato perde le città di Mosul e Raqqa
Le prime elezioni
TIMELINE
In seguito alla sconfitta subita dall'Iraq in Kuwait nel 1991, i kurdi riescono a liberare e ad ottenere il controllo della maggior parte del Kurdistan Iracheno.
Nell'ottobre del 2016, la coalizione internazionale anti ISIS e le forze armate dei Peshmerga riescono a liberare gran parte della Piana di Nineve e nel 2017 il califfato perde le città di Mosul e Raqqa
La città di Halabja viene bombardata a tappeto. Più di 5.500 civili muoiono in pochi minuti a causa dell'utilizzo di composti chimici.
Il gruppo terroristico dello Stato Islamico prende il controllo di Mosul con l'obiettivo di creare un califfato in Iraq e in Siria.
Nel Dicembre 2017 l'Iraq annuncia che i territori iracheni sono stati interamente liberati. Nonostante questo, nel 2019 il Pentagono annuncia che l'ISIS sta risorgendo in Siria.
In seguito alla sconfitta subita dall'Iraq in Kuwait nel 1991, i kurdi riescono a liberare e ad ottenere il controllo della maggior parte del Kurdistan Iracheno.
UN VELOCE SGUARDO AGLI AVVENIMENTI CHE HANNO CARATTERIZZATO LA REGIONE DEL KURDISTAN DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE AI GIORNI NOSTRI.
La fine della dittatura del regime Baath avviene in seguito all'operazione Iraqi Freedom lanciata in Iraq da una coalizione internazionale a guida USA.
L'ISIS
La più grande campagna di sterminio contro i Kurdi: 182.000 civili uccisi, 4.500 villaggi e 5.000 città e luoghi di culto vengono distrutti.
I terroristi dell'ISIS massacrano membri della comunità Yazida. Almeno 5.500 uomini e donne vengono assassinati ed almeno 6.396 vengono rapiti.
L'Iraq diventa uno stato federale e viene riconosciuto al Kurdistan lo status di Regione autonoma. Masoud Barzani fu il primo Presidente eletto.
L'Operazione Anfal
Il 19 Maggio 1992 si tengono le prime elezioni che portano alla formazione del Parlamento e del Governo Regionale del Kurdistan.
L'Iraq diventa uno stato federale e viene riconosciuto al Kurdistan lo status di Regione autonoma.
Masoud Barzani fu il primo Presidente eletto.
2017 - 2018
La fine della dittatura del regime Baath avviene in seguito all'operazione
Iraqi Freedom lanciata in Iraq da una coalizione internazionale a guida USA.
La "fine" di Daesh
La coalizione
La Morte di Saddam
Uno degli attori fondamentali del genocidio Kurdo, genero e cugino di Saddam Hussein, Alì Hussan Al- Majid fu l'ideatore dell'operazione Anfal e progettò l'attacco di Halabja. Noto come Alì il Chimico, si avvalse dell'uso di armi chimiche per uccidere centinaia di migliaia di civili.
IL PARTITO BA'TH E IL KURDISTAN
Il Processo di Saddam
Alì il Chimico
Il 30 Dicembre 2006 Saddam Hussein fu impiccato, mentre per Alì si dovette attendere fino al 25 Gennaio 2010. Questa fu una condanna storica che non riguardò solo l'Iraq, ma il mondo intero, e diede giustizia a centinaia di migliaia di persone.
Saddam Hussein e i Kurdi
Nel 2003 le truppe statunitensi catturarono Saddam Hussein e Alì Hassan. Nel 2005 iniziò il processo contro i due con l'accusa di aver commesso crimini contro l'umanità. Alì il chimico riconobbe apertamente di aver utilizzato armi chimiche e non mostrò alcun rimorso.
La parte più a sud del Grande Kurdistan fu ufficialmente annessa all'Iraq nel 1925 diventando così Kurdistan Iracheno. L'ideologia del partito Baath, salito al potere in Iraq nel 1968, si basava sul panarabismo, sull' espansionismo e sul nazionalismo-etnico: gli elementi chiave che portarono alla soluzione finale e all'Operazione Anfal. Nello specifico, il Regime Baath prima e Saddam Hussein poi, attuarono una politica di Arabizzazione lungo il confine kurdo-arabo dal 1968 in poi ed una pulizia etnica nei confronti dei kurdi Feyli (durante gli anni '70-'80), degli Yazidi e della famiglia Barzani, tramite deportazioni ed uccisioni di massa. Il regime Baath ha sempre cercato di dare carattere religioso alle politiche di assimilazione perpetrate nei confronti dei kurdi che venivano raffigurati come non-musulmani ed infedeli e tramite tale giustificazione Saddam ed il regime hanno iniziato sin dagli anni '70 a confinare i kurdi nelle cosiddette 'aree proibite'. Nel 1983, 8.000 uomini appartenenti alla famiglia dei Barzani furono prelevati dalle loro case senza mai farvi ritorno.
Uno degli attori fondamentali del genocidio Kurdo, genero e cugino di Saddam Hussein, Alì Hussan Al- Majid fu l'ideatore dell'operazione Anfal e progettò l'attacco di Halabja. Noto come Alì il Chimico, si avvalse dell'uso di armi chimiche per uccidere centinaia di migliaia di civili.
Il Processo
La parte più a sud del Grande Kurdistan fu ufficialmente annessa all'Iraq nel 1925 diventando così Kurdistan Iracheno. L'ideologia del partito Baath, salito al potere in Iraq nel 1968, si basava sul panarabismo, sull' espansionismo e sul nazionalismo-etnico: gli elementi chiave che portarono alla soluzione finale e all'Operazione Anfal. Nello specifico, il Regime Baath prima e Saddam Hussein poi, attuarono una politica di Arabizzazione lungo il confine kurdo-arabo dal 1968 in poi ed una pulizia etnica nei confronti dei kurdi Feyli (durante gli anni '70-'80), degli Yazidi e della famiglia Barzani, tramite deportazioni ed uccisioni di massa. Il regime Baath ha sempre cercato di dare carattere religioso alle politiche di assimilazione perpetrate nei confronti dei kurdi che venivano raffigurati come non-musulmani ed infedeli e tramite tale giustificazione Saddam ed il regime hanno iniziato sin dagli anni '70 a confinare i kurdi nelle cosiddette 'aree proibite'. Nel 1983, 8.000 uomini appartenenti alla famiglia dei Barzani furono prelevati dalle loro case senza mai farvi ritorno.
Il 30 Dicembre 2006 Saddam Hussein fu impiccato, mentre per Alì si dovette attendere fino al 25 Gennaio 2010. Questa fu una condanna storica che non riguardò solo l'Iraq, ma il mondo intero, e diede giustizia a centinaia di migliaia di persone.
L'impiccagione
Nel 2003 le truppe statunitensi catturarono Saddam Hussein e Alì Hassan. Nel 2005 iniziò il processo contro i due con l'accusa di aver commesso crimini contro l'umanità. Alì il chimico riconobbe apertamente di aver utilizzato armi chimiche e non mostrò alcun rimorso.
Il 30 Dicembre 2006 Saddam Hussein fu impiccato, mentre per Alì si dovette attendere fino al 25 Gennaio 2010. Questa fu una condanna storica che non riguardò solo l'Iraq, ma il mondo intero, e diede giustizia a centinaia di migliaia di persone.
Nel 2003 le truppe statunitensi catturarono Saddam Hussein e Alì Hassan. Nel 2005 iniziò il processo contro i due con l'accusa di aver commesso crimini contro l'umanità. Alì il chimico riconobbe apertamente di aver utilizzato armi chimiche e non mostrò alcun rimorso.
Lparte più a sud del Grande Kurdistan fu ufficialmente annessa all'Iraq nel 1925 diventando così Kurdistan Iracheno. L'ideologia del partito Baath, salito al potere in Iraq nel 1968, si basava sul panarabismo, sull' espansionismo e sul nazionalismo-etnico: gli elementi chiave che portarono alla soluzione finale e all'Operazione Anfal. Nello specifico, il Regime Baath prima e Saddam Hussein poi, attuarono una politica di Arabizzazione lungo il confine kurdo-arabo dal 1968 in poi ed una pulizia etnica nei confronti dei kurdi Feyli (durante gli anni '70-'80), degli Yazidi e della famiglia Barzani, tramite deportazioni ed uccisioni di massa. Il regime Baath ha sempre cercato di dare carattere religioso alle politiche di assimilazione perpetrate nei confronti dei kurdi che venivano raffigurati come non-musulmani ed infedeli e tramite tale giustificazione Saddam ed il regime hanno iniziato sin dagli anni '70 a confinare i kurdi nelle cosiddette 'aree proibite'. Nel 1983, 8.000 uomini appartenenti alla famiglia dei Barzani furono prelevati dalle loro case senza mai farvi ritorno.
Uno degli attori fondamentali del genocidio Kurdo, genero e cugino di Saddam Hussein, Alì Hussan Al- Majid fu l'ideatore dell'operazione Anfal e progettò l'attacco di Halabja. Noto come Alì il Chimico, si avvalse dell'uso di armi chimiche per uccidere centinaia di migliaia di civili.
L'Operazione Anfal
Durante questo processo, gli arabi economicamente più vulnerabili venivano trasferiti dall'Iraq del Sud alle zone precedentemente abitate dai kurdi nella parte più a Nord dell'Iraq. Qui gli arabi, attratti dalla possibilità di ottenere abitazioni gratuite, si trasferivano felicemente occupando le zone fino a quel momento Kurde.
Anfal significa letteralmente 'bottino di guerra' ed è il titolo dell'ottavo capitolo (sura) del Corano. La Sura contiene 75 versi delle parole di Allah, ma Saddam utilizzò tale riferimento, come nome in codice per l'operazione di sterminio dei kurdi, con l'intento di conferirgli carattere religioso. A tal proposito, ne stravolse completamente l'interpretazione allo scopo di giustificare un tale orrore come se fosse stato progettato in nome di Dio.
Durante le 8 fasi dell'Operazione Anfal centinaia di villaggi sono stati bruciati e 182.000 persone sono state uccise. Il tentativo di pulizia etnica in una regione talmente vasta e popolosa provocò un ingente flusso migratorio che vide centinaia di migliaia di persone fuggire nei paesi vicini.
UN BREVE CENNO AGLI ORRORI PERPETRATI DAL GOVERNO DI SADDAM HUSSEIN DURANTE LA DISUMANA CAMPAGNA DI STERMINIO DEI KURDI.
La strategia su cui si basava l'operazione, come si evince dal ritrovamento di documenti ufficiali, prevedeva bombardamenti a tappeto sui villaggi popolati dai kurdi utilizzando armi chimiche senza curarsi dei civili presenti, allo scopo di distruggere anche tutte le infrastrutture.
Cosa significa Anfal?
Aquesto punto l'esercito e le forze irregolari si recavano sui luoghi colpiti per raccogliere i superstiti e separare le donne dagli uomini. Gli uomini venivano trasportati in aree deserte nell'Iraq del Sud dove venivano uccisi e sepolti in fosse comuni. Le donne e i bambini venivano trattenuti in centri di detenzione dove la maggior parte morivano.
L'operazione Anfal ebbe inizio il 23 Febbraio del 1988 quando il regime di Saddam Hussein diede luogo ad un'operazione militare su larga scala, guidata da Alì Hassan Al-Majid, che aveva come obiettivo lo sterminio totale dei kurdi. L'operazione, che si articolò in 8 diverse fasi, faceva parte di un progetto molto più ampio iniziato negli anni '60 con il processo di Arabizzazione che durò fino al 1991.
Per il Governo Iracheno il 'problema kurdo' doveva essere tempestivamente risolto nell'ottica di una guerra che stava fortemente minacciando la potenza Irachena. Fu allora che Saddam decise di sterminare quanti più kurdi possibile mettendo in pratica la devastante Operazione Anfal e la conseguente redistribuzione, deportazione ed eliminazione della popolazione kurda.
Aquesto punto l'esercito e le forze irregolari si recavano sui luoghi colpiti per raccogliere i superstiti e separare le donne dagli uomini. Gli uomini venivano trasportati in aree deserte nell'Iraq del Sud dove venivano uccisi e sepolti in fosse comuni. Le donne e i bambini venivano trattenuti in centri di detenzione dove la maggior parte morivano.
Anfal 1988
Durante questo processo, gli arabi economicamente più vulnerabili venivano trasferiti dall'Iraq del Sud alle zone precedentemente abitate dai kurdi nella parte più a Nord dell'Iraq. Qui gli arabi, attratti dalla possibilità di ottenere abitazioni gratuite, si trasferivano felicemente occupando le zone fino a quel momento Kurde.
"Con Anfal è scomparsa anche la nostra vita. Neanche i bambini venivano risparmiati…"
Durante le 8 fasi dell'Operazione Anfal centinaia di villaggi sono stati bruciati e 182.000 persone sono state uccise. Il tentativo di pulizia etnica in una regione talmente vasta e popolosa provocò un ingente flusso migratorio che vide centinaia di migliaia di persone fuggire nei paesi vicini.
Per il Governo Iracheno il 'problema kurdo' doveva essere tempestivamente risolto nell'ottica di una guerra che stava fortemente minacciando la potenza Irachena. Fu allora che Saddam decise di sterminare quanti più kurdi possibile mettendo in pratica la devastante Operazione Anfal e la conseguente redistribuzione, deportazione ed eliminazione della popolazione kurda.
Anfal significa letteralmente 'bottino di guerra' ed è il titolo dell'ottavo capitolo (sura) del Corano. La Sura contiene 75 versi delle parole di Allah, ma Saddam utilizzò tale riferimento, come nome in codice per l'operazione di sterminio dei kurdi, con l'intento di conferirgli carattere religioso. A tal proposito, ne stravolse completamente l'interpretazione allo scopo di giustificare un tale orrore come se fosse stato progettato in nome di Dio.
COSA SIGNIFICA ANFAL?
La strategia su cui si basava l'operazione, come si evince dal ritrovamento di documenti ufficiali, prevedeva bombardamenti a tappeto sui villaggi popolati dai kurdi utilizzando armi chimiche senza curarsi dei civili presenti, allo scopo di distruggere anche tutte le infrastrutture.
L'operazione Anfal ebbe inizio il 23 Febbraio del 1988 quando il regime di Saddam Hussein diede luogo ad un'operazione militare su larga scala, guidata da Alì Hassan Al-Majid, che aveva come obiettivo lo sterminio totale dei kurdi. L'operazione, che si articolò in 8 diverse fasi, faceva parte di un progetto molto più ampio iniziato negli anni '60 con il processo di Arabizzazione che durò fino al 1991.
L'operazione Anfal ebbe inizio il 23 Febbraio del 1988 quando il regime di Saddam Hussein diede luogo ad un'operazione militare su larga scala, guidata da Alì Hassan Al-Majid, che aveva come obiettivo lo sterminio totale dei kurdi. L'operazione, che si articolò in 8 diverse fasi, faceva parte di un progetto molto più ampio iniziato negli anni '60 con il processo di Arabizzazione che durò fino al 1991.
Aquesto punto l'esercito e le forze irregolari si recavano sui luoghi colpiti per raccogliere i superstiti e separare le donne dagli uomini. Gli uomini venivano trasportati in aree deserte nell'Iraq del Sud dove venivano uccisi e sepolti in fosse comuni. Le donne e i bambini venivano trattenuti in centri di detenzione dove la maggior parte morivano.
Per il Governo Iracheno il 'problema kurdo' doveva essere tempestivamente risolto nell'ottica di una guerra che stava fortemente minacciando la potenza Irachena. Fu allora che Saddam decise di sterminare quanti più kurdi possibile mettendo in pratica la devastante Operazione Anfal e la conseguente redistribuzione, deportazione ed eliminazione della popolazione kurda.
Durante questo processo, gli arabi economicamente più vulnerabili venivano trasferiti dall'Iraq del Sud alle zone precedentemente abitate dai kurdi nella parte più a Nord dell'Iraq. Qui gli arabi, attratti dalla possibilità di ottenere abitazioni gratuite, si trasferivano felicemente occupando le zone fino a quel momento curde.
"Con Anfal è scomparsa anche la nostra vita. Neanche i bambini venivano risparmiati…"
Durante le 8 fasi dell'Operazione Anfal centinaia di villaggi sono stati bruciati e 182.000 persone sono state uccise. Il tentativo di pulizia etnica in una regione talmente vasta e popolosa provocò un ingente flusso migratorio che vide centinaia di migliaia di persone fuggire nei paesi vicini.
La strategia su cui si basava l'operazione, come si evince dal ritrovamento di documenti ufficiali, prevedeva bombardamenti a tappeto sui villaggi popolati dai kurdi utilizzando armi chimiche senza curarsi dei civili presenti, allo scopo di distruggere anche tutte le infrastrutture.
Anfal significa letteralmente 'bottino di guerra' ed è il titolo dell'ottavo capitolo (sura) del Corano. La Sura contiene 75 versi delle parole di Allah, ma Saddam utilizzò tale riferimento, come nome in codice per l'operazione di sterminio dei kurdi, con l'intento di conferirgli carattere religioso. A tal proposito, ne stravolse completamente l'interpretazione allo scopo di giustificare un tale orrore come se fosse stato progettato in nome di Dio.
Il più grande attacco chimico contro la popolazione civile della storia.
Halabja
16 Marzo 1988
Nonostante numerosi istituti e organizzazioni internazionali abbiano riconosciuto che le terribili azioni commesse dal regime di Saddam abbiano avuto caratere di genocidio su base enica, solamente alcuni governi e parlamenti come quelli di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Korea del Sud, hanno formalmente riconosciuto tali atti come genocidio.
5MILA PERSONE MORIRONO TERRIBILMENTE AD HALABJA QUEL 16 MARZO. MORIRONO NEI LORO RIFUGI E NELLE LORO CASE, ALCUNE, COME MOSTRANO DELLE FOTOGRAFIE, MORIRONO SULL’USCIO DELLE PROPRIE CASE CERCANDO DI FUGGIRE. QUELLI CHE RIUSCIRONO AD USCIRE DALLA CITTÀ MORIRONO NELLE ORE SEGUENTI. 7.000 KURDI SOPRAVVISSERO MA FURONO FORTEMENTE FERITI E MOSTRANO I DANNI IRREVERSIBILI ANCORA OGGI.
Quando Alì Hassan dispose l’inizio dei bombardamenti numerosi raid aerei cominciarono a sganciare bombe ogni 20 metri e una pesante e fitta nube gialla si posò sulle strade della città provocando un forte odore dolciastro di mele. Gli occhi degli abitanti iniziarono a bruciare e la pelle sembrava andare a fuoco mentre era impossibile respirare, raccontano i sopravvissuti.
All’epoca non ci fu nessuna immediata risposta da parte della comunità internazionale per quanto riguarda l’attacco chimico su Halabja. I Governi degli Stati Uniti e degli Stati Occidentali Europei sostenevano la guerra che Saddam Hussein stava muovendo da anni alla temuta Repubblica Islamica dell’Iran che era vista come grande minaccia per l’Occidente. La Comunità Internazionale stette immobile.
5mila persone morirono terribilmente ad halabja quel 16 marzo. morirono nei loro rifugi e nelle loro case, alcune, come mostrano delle fotografie, morirono sull’uscio delle proprie case cercando di fuggire. quelli che riuscirono ad uscire dalla città morirono nelle ore seguenti. 7.000 kurdi sopravvissero ma furono fortemente feriti e mostrano i danni irreversibili ancora oggi.
Halabja
16 Marzo 1988
Quando Alì Hassan dispose l’inizio dei bombardamenti numerosi raid aerei cominciarono a sganciare bombe ogni 20 metri e una pesante e fitta nube gialla si posò sulle strade della città provocando un forte odore
All’epoca non ci fu nessuna immediata risposta da parte della comunità internazionale per quanto riguarda l’attacco chimico su Halabja. I Governi degli Stati Uniti e degli Stati Occidentali Europei sostenevano la guerra che Saddam Hussein stava muovendo da anni alla temuta Repubblica Islamica dell’Iran che era vista come grande minaccia per l’Occidente. La Comunità Internazionale stette immobile.
dolciastro di mele. Gli occhi degli abitanti iniziarono a bruciare e la pelle sembrava andare a fuoco mentre era impossibile respirare, raccontano i sopravvissuti.
Nonostante numerosi istituti e organizzazioni internazionali abbiano riconosciuto che le terribili azioni commesse dal regime di Saddam abbiano avuto caratere di genocidio su base enica, solamente alcuni governi e parlamenti come quelli di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Korea del Sud, hanno formalmente riconosciuto tali atti come genocidio.
dolciastro di mele. Gli occhi degli abitanti iniziarono a bruciare e la pelle sembrava andare a fuoco mentre era impossibile respirare, raccontano i sopravvissuti.
All’epoca non ci fu nessuna immediata risposta da parte della comunità internazionale per quanto riguarda l’attacco chimico su Halabja. I Governi degli Stati Uniti e degli Stati Occidentali Europei sostenevano la guerra che Saddam Hussein stava muovendo da anni alla temuta Repubblica Islamica dell’Iran che era vista come grande minaccia per l’Occidente. La Comunità Internazionale stette immobile.
Nonostante numerosi istituti e organizzazioni internazionali abbiano riconosciuto che le terribili azioni commesse dal regime di Saddam abbiano avuto caratere di genocidio su base enica, solamente alcuni governi e parlamenti come quelli di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Korea del Sud, hanno formalmente riconosciuto tali atti come genocidio.
Quando Alì Hassan dispose l’inizio dei bombardamenti numerosi raid aerei cominciarono a sganciare bombe ogni 20 metri e una pesante e fitta nube gialla si posò sulle strade della città provocando un forte odore
N
el 1987 Saddam Hussein conferì a suo cugino, il Generale Alì Hassan al-Majid, il grado di Segretario Generale del cosiddetto “Ufficio per le Questioni del Nord” e gli diede pieni poteri militari con l’intento di ‘risolvere una volta per sempre il problema dei kurdi sabotatori’.
I SOPRAVVISSUTI CHIEDONO GIUSTIZIA
I sopravvissuti all’attacco si Halabja sono stati vittime di un’esperienza estremamente traumatica. Le loro case, le loro famiglie, le strutture sociali, il loro intero mondo, è stato spazzato via in pochi minuti. Hanno visto madri, padri, bambini e persino neonati lottare contro la morte più veloce senza avere alcuna possibilità di aiutarli. Riconoscere il genocidio a livello internazionale è tutto ciò che oggi chiedono ed è l’unico mezzo rimasto per dare giustizia ai cari scomparsi.
S
ubito dopo l'inizio dell'operazione Anfal, il 16 marzo 1988, le forze irachene attaccarono Halbaja, una cittadina kurda di 70mila abitanti situata in prossimità del confine con l'Iran. Nel giorno dell'attacco era presenti esclusivamente civili.
HALABJA,
UNA PIOGGIA DI
BOMBE CHIMICHE
I sopravvissuti chiedono giustizia
I sopravvissuti all’attacco si Halabja sono stati vittime di un’esperienza estremamente traumatica. Le loro case, le loro famiglie, le strutture sociali, il loro intero mondo, è stato spazzato via in pochi minuti. Hanno visto madri, padri, bambini e persino neonati lottare contro la morte più veloce senza avere alcuna possibilità di aiutarli. Riconoscere il genocidio a livello internazionale è tutto ciò che oggi chiedono ed è l’unico mezzo rimasto per dare giustizia ai cari scomparsi.
Nel 1987 Saddam Hussein conferì a suo cugino, il Generale Alì Hassan al-Majid, il grado di Segretario Generale del cosiddetto “Ufficio per le Questioni del Nord” e gli diede pieni poteri militari con l’intento di ‘risolvere una volta per sempre il problema dei kurdi sabotatori’.
HALABJA,
UNA PIOGGIA DI BOMBE CHIMICHE
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S
ubito dopo l'inizio dell'operazione Anfal, il 16 marzo 1988, le forze irachene attaccarono Halbaja, una cittadina kurda di 70mila abitanti situata in prossimità del confine con l'Iran. Nel giorno dell'attacco era presenti esclusivamente civili.
Questa statua alla memoria è dedicata alle vittime dell'attacco chimico di Halabja del 13 Marzo 1988 e si trova nel giardino dell'OPCW all'Hague, in Olanda. Il monumento è ispirato alla fotografia 'Silent Witness' scattata da un giornalista di gurra turco e mostra un padre che cerca di proteggere il figlio dall'attacco, senza purtroppo esserci riuscito.
Ognuna delle 182.000 luci è per una vittima del genocidio perpetrato da Saddam Hussein tramite l'Operazione Anfal. Queste illuminano lo spazio ideato dall'artista Ako Gharib per il ricordo delle vittime che si trova all'interno del museo Amna Suraka della città di Suleimania.
Halabja rappresenta il momento più buio vissuto dai kurdi per mano di Saddam Hussein. Dai primi anni ’90 si cerca di mantenere viva la memoria di coloro che sono morti a causa del famoso attacco chimico in onore anche delle numerose famiglie che hanno perso i propri cari. Sono stati filmati documentari, sono state costruite statue e musei e ancora oggi, ogni anno, durante il giorno dell’anniversario le vittime vengono commemorate tramite mostre fotografiche, letture, eventi e spettacoli artistici. Durante l’anniversario, i cittadini di Halabja, i membri del Governo e del Parlamento, i diplomatici internazionali e numerosi invitati si riuniscono per onorare i martiri della tragedia mentre gli artisti commemorano le vittime con spettacoli tra le strade della città. Le cerimonie si svolgono solitamente presso il cimitero di Halabja o presso il Red Security Building mostrato dalla foto accanto.Questo, che prende il nome dal muro rosso che lo circonda, era utilizzato dal regime di Saddam come centro dell’intelligence per torturare i dissidenti kurdi. Anni dopo la tragedia di Halabja diventa invece un centro culturale e archivio delle orribili azioni commesse durante gli anni ’80.Molto interessante è il lavoro svolto dal fotografo Ahmad Nateghi che, insieme ad un gruppo di colleghi, si recò ad Halabja lo stesso giorno dei bombardamenti. Non appena entrati in città assistettero alle bombe che cadevano dal cielo, alle case abbandonate, ai corpi di uomini, donne, bambini, neonati ed animali disseminati ovunque lungo la strada. Le sue foto illustrano nel modo più realistico gli orrori del genocidio e mostrano alcune immagini di superstiti incontrati prima nel 1988 e poi di nuovo nel 2009.
"Silent Witness"
Il Cimitero di Halabja
La Sala degli Specchi
ARTE & MEMORIA
Il cimitero per la memoria di Halabja è il simbolo tangibile dell’attacco lanciato ai kurdi con le armi chimiche. Qui sono seppellite più di 5.000 persone morti a causa delle bombe lanciate da Alì Hassan al-Majid. La statua raffigurata nella fotografia è stata posta in memoria delle vittime.
La Sala degli Specchi
Halabja rappresenta il momento più buio vissuto dai kurdi per mano di Saddam Hussein. Dai primi anni ’90 si cerca di mantenere viva la memoria di coloro che sono morti a causa del famoso attacco chimico in onore anche delle numerose famiglie che hanno perso i propri cari. Sono stati filmati documentari, sono state costruite statue e musei e ancora oggi, ogni anno, in occasione del giorno dell’anniversario le vittime vengono commemorate tramite mostre fotografiche, letture e spettacoli artistici. Durante l’anniversario, i cittadini di Halabja, i membri del Governo e del Parlamento, i diplomatici internazionali e numerosi invitati si riuniscono per onorare i martiri della tragedia mentre gli artisti commemorano le vittime con spettacoli tra le strade della città. Le cerimonie si svolgono solitamente presso il cimitero di Halabja o presso il Red Security Building mostrato dalla foto accanto.
RICORDANDO HALABJA
Questa statua alla memoria è dedicata alle vittime dell'attacco chimico di Halabja del 13 Marzo 1988 e si trova nel giardino dell'OPCW all'Hague, in Olanda. Il monumento è ispirato alla fotografia 'Silent Witness' scattata da un giornalista di gurra turco e mostra un padre che cerca di proteggere il figlio dall'attacco, senza purtroppo esserci riuscito.
Il Cimitero di Halabja
Ognuna delle 182.000 luci è per una vittima del genocidio perpetrato da Saddam Hussein tramite l'Operazione Anfal. Queste illuminano lo spazio ideato dall'artista Ako Gharib per il ricordo delle vittime che si trova all'interno del museo Amna Suraka della città di Suleimania.
Il cimitero per la memoria di Halabja è il simbolo tangibile dell’attacco lanciato ai kurdi con le armi chimiche. Qui sono seppellite più di 5.000 persone morti a causa delle bombe lanciate da Alì Hassan al-Majid. La statua raffigurata nella fotografia è stata posta in memoria delle vittime.
Questo, che prende il nome dal muro rosso che lo circonda, era utilizzato dal regime di Saddam come centro dell’intelligence per torturare i dissidenti kurdi. Anni dopo la tragedia di Halabja diventa invece un centro culturale e archivio delle orribili azioni commesse durante gli anni ’80.Molto interessante è il lavoro svolto dal fotografo Ahmad Nateghi che, insieme ad un gruppo di colleghi, si recò ad Halabja lo stesso giorno dei bombardamenti. Non appena entrati in città assistettero alle bombe che cadevano dal cielo, alle case abbandonate, ai corpi di uomini, donne, bambini, neonati ed animali disseminati ovunque lungo la strada. Le sue foto illustrano nel modo più realistico gli orrori del genocidio e mostrano alcune immagini di superstiti incontrati prima nel 1988 e poi di nuovo nel 2009.
"Silent Witness"
Come il Partito Nazional Socialista Tedesco decise per il ‘bene’ della nazione a discapito di milioni di vite umane in nome della razza ariana, così il regime Baath affrontò un periodo storico in cui decise di spingere sulla purezza dell’identità nazionale araba per giovare al Paese, questa volta a discapito di centinaia di migliaia di kurdi. Fu centrale per Saddam Hussein enfatizzare tale identità nazionale sfruttando il momento storico della guerra con l'Iran.
La storia degli ebrei intesi come quintessenza dell’ “altro” ha origine nel Medioevo dell’Europa Cristiana quando si creò, specialmente in Germania, una divisione sociale che si protrasse fino all’inizio degli anni ’20. L’emergenza del nazionalismo tedesco lentamente assunse toni etici che, con il passare del tempo, portò il popolo tedesco ad identificarsi come il popolo superiore, eletto. Questa visione, che poneva il popolo ebraico come l’inverso opposto, ha permeato la cultura popolare così tanto da giungere allo sterminio su base etnica di milioni di persone innocenti.
DUE GENOCIDI A CONFRONTO
NAZISMO
BAATHISMO
Un Paragone con
l'Olocausto
NAZISMO
Come il Partito Nazional Socialista Tedesco decise per il ‘bene’ della nazione a discapito di milioni di vite umane in nome della razza ariana, così il regime Baath affrontò un periodo storico in cui decise di spingere sulla purezza dell’identità nazionale araba per giovare al Paese, questa volta a discapito di centinaia di migliaia di kurdi. Fu centrale per Saddam Hussein enfatizzare tale identità nazionale sfruttando il momento storico della guerra con l'Iran.
BAATHISMO
La storia degli ebrei intesi come quintessenza dell’ “altro” ha origine nel Medioevo dell’Europa Cristiana quando si creò, specialmente in Germania, una divisione sociale che si protrasse fino all’inizio degli anni ’20. L’emergenza del nazionalismo tedesco lentamente assunse toni etici che, con il passare del tempo, portò il popolo tedesco ad identificarsi come il popolo superiore, eletto. Questa visione, che poneva il popolo ebraico come l’inverso opposto, ha permeato la cultura popolare così tanto da giungere allo sterminio su base etnica di milioni di persone innocenti.
Testimonianze
L’odore di mele
La popolazione sopravvissuta agli attacchi chimici presenta oggi almeno uno dei seguenti effetti collaterali: leucemia, cancro ai polmoni, danni alla pelle, problemi respiratori e gastrointestinali, asma, bronchite cronica, cecità, anoressia, infertilità.
Effetti collaterali
Per il compimento del genocidio, è stato centrale il ruolo giocato dalle multinazionali che hanno indiscriminatamente venduto armichimiche al regime di Saddam a scopo finanziario. Indagini mostrarono che queste corporation erano basate principalmente in Germania, alcune in Olanda, Stati Uniti e Francia.
La complicità Internazionale
Sopravvissuti raccontano delle difficoltà affrontate scappando a causa dell’eccessivo numero di cadaveri che giaceva per le strade, dei bombardamenti durati un giorno intero e di nubi tossiche che arrivarono fino al terreno e che quasi si potevano toccare.
L’odore delle mele è fortemente impresso nella mente dei sopravvissuti agli attacchi chimici su Halabja. Tutti infatti ne descrivono l’intenso odore rilasciato dalle bombe nel momento in cui toccavano il suolo.
Le Multinazionali Europee
COSA ACCADDE ALLA POPOLAZIONE BOMBARDATA E CHI HA VENDUTO LE ARMI AL REGIME DI SADDAM HUSSEIN?
I gas utilizzati furono il gas mostarda, gas nervino(VX), Sarin e Tabun. Questi, mescolati tra loro divennero estremamente letali. Alcuni sopravvissuti raccontano che la maggior parte delle persone cadeva e moriva sul colpo, altri invece morivano ridendo.
La popolazione sopravvissuta agli attacchi chimici presenta oggi almeno uno dei seguenti effetti collaterali: leucemia, cancro ai polmoni, danni alla pelle, problemi respiratori e gastrointestinali, asma, bronchite cronica, cecità, anoressia, infertilità,...
Per il compimento del genocidio, è stato centrale il ruolo giocato dalle multinazionali che hanno indiscriminatamente venduto armi chimiche al regime di Saddam a scopo finanziario. Indagini mostrarono che queste corporation erano basate principalmente in Germania, alcune in Olanda, Stati Uniti e Francia.
La complicità Internazionale
I Gas letali
"Il fatto che l’Iraqi High Criminal Court abbia riconosciuto il massacro dei kurdi come genocidio, ha creato un importante base per i nostri sforzi nel promuovere un ampio riconoscimento internazionale"
La Corea del Sud riconobbe il genocidio e condannò gli atti perpetrati da Saddam Hussein lo stesso anno del Regno Unito, stabilendo che le uccisioni di massa e lo sterminio del popolo avvennero sulla base di motivi etnici.
Il Parlamento svedese votò per riconoscere l’Operazione Anfal come il Genocidio dei Kurdi dopo quasi 7 anni di duro lavoro svolto dall’Organizzazione svedese per i Diritti Umani sul Kurdocide (CHAK).
Il Riconoscimento Internazionale
In coincidenza con il 25°anniversario dell’Operazione Anfal, l’House of Common del Regno Unito votò per il riconoscimento del genocidio spingendo le Nazioni Unite e l’Unione Europea a fare lo stesso in nome dei diritti umani e della giustizia.
1
MARZO
2013
Il Ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide riconobbe, a nome del Governo, il genocidio perpetrato dal regime di Saddam Hussein e condannò l’uso delle armi chimiche a nome della Norvegia tutta, tenendo un discorso al Parlamento a cui assistette anche il Ministro dei Martiri e Anfal del Governo Regionale del Kurdistan.
5
DICEMBRE
2012
13
GIUGNO
2013
Tra il 1993 e il 1994 la Human Rights Watch ha condotto un’approfondita campagna investigativa sull’attacco perpetrato da Saddam Hussein contro i Kurdi e, nel 1993, concluse che si trattò di genocidio. L’HRW pubblicò inoltre un dettagliato report chiamato “The Anfal Campaign Against the Kurds” in cui viene affermato che l’Operazione Anfal, mascherata dal regime come un'azione di contro-insorgenza, era molto lontana dall’essere legittima in quanto decine di migliaia di non combattenti, donne e bambini furono sterminati sulla base della loro identità nazionale, le infrastrutture furono totalmente distrutte e vennero largamente utilizzate armi chimiche. Nel 2005 anche l’Hague stabilì che l’Operazione fu un genocidio. Dal 2007 il Governo Regionale del Kurdistan preme affinché lo scenario internazionale riconosca tali azioni. Nonostante numerosi istituti e organizzazioni internazionali abbiano riconosciuto il genocidio, solo i Governi e/o Parlamenti di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Corea del Sud hanno formalmente riconosciuto i terribili atti commessi dal regime di Saddam.
21
NOVEMBRE
2012
Tra il 1993 e il 1994 la Human Rights Watch ha condotto un’approfondita campagna investigativa sull’attacco perpetrato da Saddam Hussein contro i Kurdi e, nel 1993, concluse che si trattò di genocidio. L’HRW pubblicò inoltre un dettagliato report chiamato “The Anfal Campaign Against the Kurds” in cui viene affermato che l’Operazione Anfal, mascherata dal regime come un'azione di contro-insorgenza, era molto lontana dall’essere legittima in quanto decine di migliaia di non combattenti, donne e bambini furono sterminati sulla base della loro identità nazionale, le infrastrutture furono totalmente distrutte e vennero largamente utilizzate armi chimiche. Nel 2005 anche l’Hague stabilì che l’Operazione fu un genocidio. Dal 2007 il Governo Regionale del Kurdistan preme affinché lo scenario internazionale riconosca tali azioni. Nonostante numerosi istituti e organizzazioni internazionali abbiano riconosciuto il genocidio, solo i Governi e/o Parlamenti di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Corea del Sud hanno formalmente riconosciuto i terribili atti commessi dal regime di Saddam.
5 DICEMBRE 2012
1
MARZO 2013
La Corea del Sud riconobbe il genocidio e condannò gli atti perpetrati da Saddam Hussein lo stesso anno del Regno Unito, stabilendo che le uccisioni di massa e lo sterminio del popolo avvennero per motivi etnici.
Il Parlamento svedese votò per riconoscere l’Operazione Anfal come il Genocidio dei Kurdi dopo quasi 7 anni di duro lavoro svolto dall’Organizzazione svedese per i diritti umani sul Kurdocide (CHAK).
In coincidenza con il 25°anniversario dell’Operazione Anfal, l’House of Common del Regno Unito votò per il riconoscimento del genocidio spingendo le Nazioni Unite e l’Unione Europea a fare lo stesso in nome dei diritti umani e della giustizia del popolo kurdo.
Il Riconoscimento Internazionale
13 GIUGNO 2013
Il Ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide riconobbe, a nome del Governo, il genocidio perpetrato dal regime di Saddam Hussein e condannò l’uso delle armi chimiche a nome della Norvegia tutta, tenendo un discorso al Parlamento a cui assistette anche il Ministro dei Martiri e Anfal del KRG.
Il Ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide riconobbe, a nome del Governo, il genocidio perpetrato dal regime di Saddam Hussein e condannò l’uso delle armi chimiche a nome della Norvegia tutta, tenendo un discorso al Parlamento a cui assistette anche il Ministro dei Martiri e Anfal del Krg.
1 MARZO 2013
13 GIUGNO 2013
Il Parlamento svedese votò nel 2012 per riconoscere l' Operazione Anfal come il Genocidio dei Kurdi dopo quasi 7 anni di duro lavoro svolto dall’Organizzazione svedese per i Diritti Umani sul Kurdocide (CHAK).
21 NOVEMBRE 2012
In coincidenza con il 25°anniversario dell’ Operazione Anfal, l’House of Common del Regno Unito votò per il riconoscimento del genocidio spingendo anche le Nazioni Unite e l’Unione Europea a fare lo stesso in nome dei diritti umani e della giustizia di un popolo kurdo
5 DICEMBRE 2012
Tra il 1993 e il 1994 la Human Rights Watch ha condotto un’approfondita campagna investigativa sull’attacco perpetrato da Saddam Hussein contro i Kurdi e, nel 1993, concluse che si trattò di genocidio. L’HRW pubblicò inoltre un dettagliato report chiamato “The Anfal Campaign Against the Kurds” in cui viene affermato che l’Operazione Anfal, mascherata dal regime come un'azione di contro insorgenza, era molto lontana dall’essere legittima in quanto decine di migliaia di non combattenti, donne e bambini furono sterminati sulla base della loro identità nazionale, le infrastrutture furono totalmente distrutte e vennero largamente utilizzate armi chimiche. Nel 2005 anche l’Hague stabilì che l’Operazione fu un genocidio e dal 2007 il Governo Regionale del Kurdistan preme affinché lo scenario internazionale riconosca tali azioni. Nonostante numerosi istituti e organizzazioni internazionali abbiano riconosciuto il genocidio, solo i Governi e Parlamenti di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Corea del Sud hanno formalmente riconosciuto i terribili atti commessi dal regime di Saddam
LA STORIA SI RIPETE...
LA STORIA SI RIPETE...
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Il credo e gli usi della minoranza sono stati tramandati oralmente per secoli, ma vi sono due libri sacri che li riportano fedelmente. Tra i riti più interessanti di questa antichissima religione troviamo quelli del battesimo e della cerimonia pasquale. Durante quest’ultima uova e fiori vengono cementaticon l'argilla sullo stipite della porta deltempio. Durante la preghiera si lanciano dei teli colorati su una pietra sacra, esprimendo un desiderio e, si crede che se il telo non cada, il desiderio si avveri.
IL 3 AGOSTO 2014 I SOLDATI DELL’ISIS MASSACRARONO GLI YAZIDI RAPIRONO LE DONNE E I BAMBINI E GIUSTIZIARONO TUTTI GLI UOMINI CHE SI OPPOSERO ALLA CONVERSIONE ALL’ISLAM. GLI YAZIDI VENGONO CONSIDERATI GLI “ADORATORI DEL DIAVOLO”, MA CHI SONO DAVVERO GLI YAZIDI?
IL POPOLO YAZIDA
Il tempio sacro di Lalish, ha oltre 900 anni ed è la tomba dello sceicco Adi, considerato la reincarnazione dell’Angelo Pavone, figura principale della fede Yazida. Almeno una volta nella vita, gli Yazidi si recano al tempio compiendo un pellegrinaggio di sei giorni per visitare la suddetta tomba.
Gli Yazidi tendono a riunirsi in comunità non accessibili dall’esterno e tendono a scolarizzare i bambini all’interno di proprie strutture evitando quelle statali per preservare il proprio bagaglio culturale e religioso.
Si stima che la popolazione Yazida sia composta da circa 700.000 persone di cui la maggiorparte è concentrata in Iraq, precisamente nella Regione del Sinjar e nei suoi dintorni. La minoranza è di etnia kurda ma osserva un’antichissima religione, fondata nel XI secolo dallo Sceicco Ummayyad che nasce da una fusione dello Zoroastrismo, del Cristianesimo e dell’Islamismo, ma rimane distintamente non abramitica. Queste caratteristiche hanno spesso portato a considerare la popolazione Yazida come appartenente ad una setta e a denominarli gli “adoratori del diavolo”. La ragione di tale appellativo risiede nel fatto che adorino il Melek Tawwus (Angelo Pavone) che rappresenta il primo dei sette angeli in cui credono. Diversamente da quanto accade nella tradizione giudeo-cristiana, il caduto Angelo Pavone viene perdonato e sale nuovamente in Paradiso tra le grazie di Dio. Questo è il motivo fondamentale per cui la minoranza viene da secoli perseguitata da gruppi estremisti e considerata una setta adoratrice del diavolo. La popolazione è stata soggetta a 72 genocidi sin dall’Impero Ottomano (XVIII - XIX secolo) e furono denunciati come infedeli anche da parte di Al-Qaeda, precedentemente all’ISIS, che ne sanzionò l’indiscriminata persecuzione. Il giorno 3 Agosto 2014 si consumò, quindi, l’ennesimo genocidio del popolo Yazida: in pochi giorni 3.100 persone morirono e 6.800 vennero rapite da Daesh.
IL POPOLO YAZIDA
Si stima che la popolazione Yazida sia composta da circa 700.000 persone di cui la maggiorparte è concentrata in Iraq, precisamente nella Regione del Sinjar e nei suoi dintorni. La minoranza è di etnia kurda ma osserva un’antichissima religione, fondata nel XI secolo dallo Sceicco Ummayyad che nasce da una fusione dello Zoroastrismo, del Cristianesimo e dell’Islamismo, ma rimane distintamente non abramitica. Queste caratteristiche hanno spesso portato a considerare la popolazione Yazida come appartenente ad una setta e a denominarli gli “adoratori del diavolo”. La ragione di tale appellativo risiede nel fatto che adorino il Melek Tawwus (Angelo Pavone) che rappresenta il primo dei sette angeli in cui credono. Diversamente da quanto accade nella tradizione giudeo-cristiana, il caduto Angelo Pavone viene perdonato e sale nuovamente in Paradiso tra le grazie di Dio. Questo è il motivo fondamentale per cui la minoranza viene da secoli perseguitata da gruppi estremisti e considerata una setta adoratrice del diavolo. La popolazione è stata soggetta a 72 genocidi sin dall’Impero Ottomano (XVIII - XIX secolo) e furono denunciati come infedeli anche da parte di Al-Qaeda, precedentemente all’ISIS, che ne sanzionò l’indiscriminata persecuzione. Il giorno 3 Agosto 2014 si consumò, quindi, l’ennesimo genocidio del popolo Yazida: in pochi giorni 3.100 persone morirono e 6.800 vennero rapite da Daesh.
Il tempio sacro di Lalish, ha oltre 900 anni ed è la tomba dello sceicco Adi, considerato la reincarnazione dell’Angelo Pavone, figura principale della fede Yazida. Almeno una volta nella vita, gli Yazidi si recano al tempio compiendo un pellegrinaggio di sei giorni per visitare la suddetta tomba. Gli Yazidi tendono a riunirsi in comunità non accessibili dall’esterno e tendono a scolarizzare i bambini all’interno di proprie strutture evitando quelle statali per preservare il proprio bagaglio culturale e religioso.
Il credo e gli usi della minoranza sono stati tramandati oralmente per secoli, ma vi sono due libri sacri che li riportano fedelmente. Tra i riti più interessanti di questa antichissima religione troviamo quelli del battesimo e della cerimonia pasquale. Durante quest’ultima uova e fiori vengono cementati con l'argilla sullo stipite della porta del tempio. Durante la preghiera si lanciano dei teli colorati su una pietra sacra, esprimendo un desiderio e, si crede che se il telo non cada, il desiderio si avveri.
Si stima che la popolazione Yazida sia composta da circa 700.000 persone di cui la maggiorparte è concentrata in Iraq, precisamente nella Regione del Sinjar e nei suoi dintorni. La minoranza è di etnia kurda ma osserva un’antichissima religione, fondata nel XI secolo dallo Sceicco Ummayyad che nasce da una fusione dello Zoroastrismo, del Cristianesimo e dell’Islamismo, ma rimane distintamente non abramitica. Queste caratteristiche hanno spesso portato a considerare la popolazione Yazida come appartenente ad una setta e a denominarli gli “adoratori del diavolo”. La ragione di tale appellativo risiede nel fatto che adorino il Melek Tawwus (Angelo Pavone) che rappresenta il primo dei sette angeli in cui credono. Diversamente da quanto accade nella tradizione giudeo-cristiana, il caduto Angelo Pavone viene perdonato e sale nuovamente in Paradiso tra le grazie di Dio. Questo è il motivo fondamentale per cui la minoranza viene da secoli perseguitata da gruppi estremisti e considerata una setta adoratrice del diavolo. La popolazione è stata soggetta a 72 genocidi sin dall’Impero Ottomano (XVIII - XIX secolo) e furono denunciati come infedeli anche da parte di Al-Qaeda, precedentemente all’ISIS, che ne sanzionò l’indiscriminata persecuzione. Il giorno 3 Agosto 2014 si consumò, quindi, l’ennesimo genocidio del popolo Yazida: in pochi giorni 3.100 persone morirono e 6.800 vennero rapite da Daesh.
Il tempio sacro di Lalish, ha oltre 900 anni ed è la tomba dello sceicco Adi, considerato la reincarnazione dell’Angelo Pavone, figura principale della fede Yazida. Almeno una volta nella vita, gli Yazidi si recano al tempio compiendo un pellegrinaggio di sei giorni per visitare la suddetta tomba. Gli Yazidi tendono a riunirsi in comunità non accessibili dall’esterno e tendono a scolarizzare i bambini all’interno di proprie strutture evitando quelle statali per preservare il proprio bagaglio culturale e religioso.
Gli Yazidi di Sinjar
I campi in cui vivono i sopravvissuti al genocidio si trovano prevalentemente nella Regione del Kurdistan. Ci sono 38 campi distribuiti tra Erbil, Slemania e Duhok.
L’auto-dichiarato Stato Islamico, conosciuto come ISIS o Daesh e con a capo Al-Baghdadi, ha dato luogo al genocidio del popolo Yazida il 3 Agosto 2014 attaccando villaggi e città della regione del Sinjar. Furono uccise e rapite migliaia di persone, le donne catturate, stuprate, vendute e costrette a sposare i miliziani.
SINJAR È UNA REGIONE DEL KURDISTAN IRACHENO POPOLATA DA PIÙ DI 500.000 ABITANTI DI CUI LA MAGGIORPARTE E' DI FEDE YAZIDA.
Cinque anni dopo il genocidio, l'ISIS, ad un passo dalla sua sconfitta, perse le sue più importanti roccaforti (Raqqa e Mosul) e molti sopravvissuti della comunità Yazida poterono finalmente rimpatriare. Il loro obiettivo è oggi quello di recuperare i luoghi da cui sono stati strappati e con essi la propria identità.
730.000 Yazidi sono stati costretti a fuggire. Gli uomini e i bambini sono stati costretti a convertirsi all'Islam e a combattere, chi si è rifiutato è stato brutalmente ucciso.
Lo Stato Islamico
Le Spose
dell'ISIS
Il Rientro
in Patria
L'esodo
Nadia
Murad
La schiavitù sessuale delle donne è stata incoraggiata dalle leggi dell'ISIS. La Fatwa 64 del 2015 stabilì che i miliziani potessero mantenere le donne catturate come schiave per il proprio piacere sessuale. Molte altre donne sono state vendute come schiave sessuali, a volte in cambio di un misero pacchetto di sigarette.
L'ONU e il Sostegno Internazionale
Una giovane ragazza rapita e stuprata dai miliziani dello Stato Islamico. Una volta fuggita ha raccontato al mondo la sua storia e si è impegnata nella lotta per i diritti del suo popolo. Ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 2018.
I Campi per
Rifugiati
L'UNHCR ed il Partenariato Umanitario Internazionale hanno lavorato a stretto contatto con le autorità regionali del KRG ed hanno lanciato uno dei maggiori programmi umanitari degli ultimi tempi. Questo è infatti indirizzato a più di 500.000 rifugiati.
I campi in cui vivono i sopravvissuti al genocidio si trovano prevalentemente nella Regione del Kurdistan. Ci sono 38 campi distribuiti tra Erbil, Slemania e Duhok.
730.000 Yazidi sono stati costretti a fuggire. Gli uomini e i bambini sono stati costretti a convertirsi all'Islam e a combattere e chi si è rifiutato è stato brutalmente ucciso
Il Rientro in Patria
Le Spose dell'ISIS
Nadia Murad
L’auto-dichiarato Stato Islamico, conosciuto come ISIS o Daesh e con a capo Al-Baghdadi, ha dato luogo al genocidio del popolo Yazida il 3 Agosto 2014 attaccando villaggi e città della regione del Sinjar. Furono uccise e rapite migliaia di persone, le donne catturate, stuprate, vendute e costrette a sposare i miliziani.
L'UNHCR ed il Partenariato Umanitario Internazionale hanno lavorato a stretto contatto con le autorità regionali del KRG ed ha lanciato uno dei maggiori programmi umanitari degli ultimi anni. Questo è infatti indirizzato a più di 500.000 rifugiati.
I Campi per Rifugiati
La schiavitù sessuale delle donne è stata incoraggiata dalle leggi dell'ISIS. La Fatwa 64 del 2015 stabilì che i miliziani potessero mantenere le donne catturate come schiave per il proprio piacere sessuale. Molte altre donne sono state vendute come schiave sessuali, a volte in cambio di un misero pacchetto di sigarette.
Cinque anni dopo il genocidio, l'ISIS, ad un passo dalla sua sconfitta, perse le sue più importanti roccaforti (Raqqa e Mosul) e molti sopravvissuti della comunità Yazida poterono finalmente rimpatriare. Il loro obiettivo è oggi quello di recuperare i luoghi da cui sono stati strappati e con essi la propria identità.
Una giovane ragazza rapita e stuprata dai miliziani dello Stato Islamico. Una volta fuggita ha raccontato al mondo la sua storia e si è impegnata nella lotta per i diritti del suo popolo. Ha vinto
il Premio Nobel per
la pace nel 2018.
SINJAR È UNA REGIONE DEL KURDISTAN IRACHENO POPOLATA DA PIÙ DI 500.000 ABITANTI DI CUI LA MAGGIORPARTE E' DI FEDE YAZIDA.
Quello perpetrato dall'ISIS è stato il 74° Genocidio subito dalla popolazione Yazida
La schiavitù sessuale delle donne è stata incoraggiata dalle leggi dell'ISIS. La Fatwa 64
del 2015 stabilì, ad esempio, che
i miliziani potessero mantenere le donne catturate come schiave per il proprio piacere sessuale. Molte altre donne sono state vendute come schiave sessuali, a volte in cambio di un misero pacchetto di sigarette.
I campi in cui vivono i sopravvissuti al genocidio si trovano prevalentemente nella Regione del Kurdistan. Ci sono 38 campi distribuiti tra Erbil, Slemania e Duhok.
L'UNHCR ed il Partenariato Umanitario Internazionale hanno lavorato a stretto contatto con le autorità regionali del KRG ed hanno lanciato uno dei maggiori programmi umanitari degli ultimi anni. Questo è infatti indirizzato a più di 500.000 rifugiati.
L’auto-dichiarato Stato Islamico, conosciuto come ISIS o Daesh e con a capo Al-Baghdadi, ha dato luogo al genocidio del popolo Yazida il 3 Agosto 2014 attaccando villaggi e città della regione del Sinjar. Furono uccise e rapite migliaia di persone, le donne catturate, stuprate, vendute e costrette a sposare i miliziani.
Cinque anni dopo il genocidio, l'ISIS, ad un passo dalla sua sconfitta, perse le sue più importanti roccaforti (Raqqa e Mosul) e molti sopravvissuti della comunità Yazida poterono finalmente rimpatriare. Il loro obiettivo è oggi quello di recuperare i luoghi da cui sono stati strappati e con essi la propria identità.
"Il futuro sta nella convivenza rispettosa della diversità, non nell’omologazione ad un pensiero unico teoricamente neutrale”
- Papa Francesco
Pochi giorni dopo il genocidio della comunità Yazida, Daesh intensificò la persecuzione contro la minoranza Cristiana in Iraq, prendendo la più grande città popolata dalla comunità, Bakhdida. Nella notte tra il 6 e il 7 Agosto del 2014, più di 120.000 Cristiani scapparono dalla Piana di Nineve e la maggiorparte degli sfollati trovò rifugio nella Regione del Kurdistan. Ad oggi, il calo numerico dei cristiani in Iraq ha raggiunto l' 81%..
IN 5 ORE PIU’ DI UN MILIONE DI CRISTIANI SCAPPO’ SENZA PIU’ GUARDARSI INDIETRO.
Centinaia di chiese, simboli cristiani e luoghi di culto cristiani sono stati rasi al suolo, bandiere nere del califfato furono issate al posto delle croci e delle icone cristiane
Con l'arrivo dell'ISIS centinaia di cristiani sono stati costretti ad abbandonare case, attività commerciali, luoghi di culto e centri culturali che sono stati confiscati e ridotti in stato di totale degrado
Il 95% delle case nella città di Batnaya sono state rase al suolo, 13.555 abitazione distrutte o danneggiate nella Piana di Nineve, 1800 peshmerga sono caduti nel difendere la sola città di Mosul
Infatti, se si considera che negli anni '90 i Cristiani nell'area erano oltre 1,2 milioni (il 6% della popolazione) ed oggi sono solo 200.000 (l'1% della popolazione), è facile immaginare l'entità della migrazione della minoranza. Solo una piccolissima parte della popolazione della Piana di Ninive vi ha fatto ritorno e, invece, dei 15.000 Cristiani che vivevano a Mosul, solo poche decine di famiglie.
Fino ad oggi sono state ricostruite solo 14 chiese e solo 8.815 famiglie cristiane sono rotornate nella Piana di Ninive, ovvero il 44,6% di quante ne erano presenti nel 2014.
La persecuzione
dei Cristiani
Pochi giorni dopo il genocidio della comunità Yazida, Daesh intensificò la persecuzione contro la minoranza Cristiana in Iraq, prendendo la più grande città popolata dalla comunità, Bakhdida. Nella notte tra il 6 e il 7 Agosto del 2014, più di 120.000 Cristiani scapparono dalla Piana di Nineve e la maggiorparte degli sfollati trovò rifugio nella Regione del Kurdistan. Ad oggi, il calo numerico dei cristiani in Iraq
La persecuzione dei Cristiani
Il 95% delle case nella città di Batnaya sono state rase al suolo, 13.555 abitazione distrutte o danneggiate nella Piana di Nineve, 1800 peshmerga sono caduti nel difendere la sola città di Mosul
Con l'arrivo dell'ISIS centinaia di cristiani sono stati costretti ad abbandonare case, attività commerciali, luoghi di culto e centri culturali i quali furono confiscati e ridotti in stato di totale degrado.
"Il futuro sta nella convivenza rispettosa della diversità, non nell’omologazione ad un pensiero unico teoricamente neutrale” - Papa Francesco
ha raggiunto l' 81%. Infatti, se si considera che negli anni '90 i Cristiani nell'area erano oltre 1,2 milioni (il 6% della popolazione) ed oggi sono solo 200.000 (l'1% della popolazione), è facile immaginare l'entità della migrazione della minoranza. Solo una piccolissima parte della popolazione della Piana di Ninive vi ha fatto ritorno e, invece, dei 15.000 Cristiani che vivevano a Mosul, solo poche decine di famiglie.
Fino ad oggi sono state ricostruite solo 14 chiese e non più di 8.815 famiglie cristiane, ovvero il 44,6% di quante ne erano presenti nel 2014, hanno fatto ritorno nella Piana di Ninive.
Infatti, se si considera che negli anni '90 i Cristiani che popolavano l'area erano oltre 1,2 milioni (ossia il 6% della popolazione) ed oggi sono solo 200.000 (cioè l'1% della popolazione), è facile immaginare l'entità della migrazione della minoranza. Solo una piccolissima parte della popolazione della Piana di Ninive vi ha fatto ritorno, mentre dei 15.000 Cristiani che vivevano a Mosul, solo poche decine di famiglie.
Centinaia di chiese, simboli e luoghi di culto cristiani furono rasi al suolo, bandiere nere del califfato furono issate al posto delle croci e delle icone cristiane.
Il 95% delle case nella città di Batnaya sono state rase al suolo.
Nella Piana di Ninive 13.555 abitazioni furono distrutte o danneggiate e 1.800 Peshmerga caddero nel difendere la sola città di Mosul.
Pochi giorni dopo il genocidio della comunità Yazida, Daesh intensificò la persecuzione contro la minoranza Cristiana in Iraq prendendo la più grande città popolata dalla comunità, Bakhdida. Nella notte tra il 6 e il 7 Agosto del 2014, più di 120.000 Cristiani scapparono dalla Piana di Nineve e la maggiorparte degli sfollati trovò rifugio nella Regione del Kurdistan. Ad oggi, il calo numerico dei cristiani in Iraq ha raggiunto l’81%.
"Il futuro sta nella convivenza rispettosa della diversità, non nell’omologazione ad un pensiero unico teoricamente neutrale” - Papa Francesco
IN SOLE 5 ORE, PIU’ DI UN MILIONE DI CRISTIANI SCAPPO’ SENZA PIU’ GUARDARSI INDIETRO.
Con l'arrivo dell'ISIS centinaia di cristiani sono stati costretti ad abbandonare case, attività commerciali, luoghi di culto e centri culturali che vennero confiscati e ridotti in stato di totale degrado.
I sopravvissuti chiedono giustizia
I sopravvissuti all’attacco si Halabja sono stati vittime di un’esperienza estremamente traumatica. Le loro case, le loro famiglie, le strutture sociali, il loro intero mondo, è stato spazzato via in pochi minuti. Hanno visto madri, padri, bambini e persino neonati lottare contro la morte più veloce senza avere alcuna possibilità di aiutarli. Riconoscere il genocidio a livello internazionale è tutto ciò che oggi chiedono ed è l’unico mezzo rimasto per dare giustizia ai cari scomparsi.
N
el 1987 Saddam Hussein conferì a suo cugino, il Generale Alì Hassan al-Majid, il grado di Segretario Generale del cosiddetto “Ufficio per le Questioni del Nord” e gli diede pieni poteri militari con l’intento di ‘risolvere una volta per sempre il problema dei kurdi sabotatori’.
HALABJA,
UNA PIOGGIA DI BOMBE CHIMICHE
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